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10 100 1000 Piazze – Giada Giunti Mamma Coraggio

Aggiornamento: 13 giu 2020


Solo l’ultima delle manifestazioni contro gli affidi illeciti e le deportazioni dei bambini strappati alle famiglie ha avuto luogo ieri, davanti a Montecitorio, tra giornalisti, manifestanti e grandi personalità, c’è Giada Giunti, attivista, donna, mamma. I presupposti di una storia agghiacciante.

Suo figlio le è stato brutalmente strappato dalle sue braccia, nessuna storia di disagio economico, anzi, la beffa, Giada è una mamma troppo presente, l’accusa è di essere “Simbiotica”, determina quindi un comportamento di stretta dipendenza. A questo punto gli scenari che si prospettano sono molteplici ed impressionanti.

Giada è una donna vittima di violenze reiterate da parte dell’ex marito, lo grida a gran voce il suo bambino, spaventato da quella figura paterna che ha scatenato la più vile violenza davanti a quegli occhietti impauriti. Quel piccolo strappato dal suo nido e gettato in un inferno, tra mura sconosciute, lontano dall’amore della sua famiglia.

Il solito conflitto di cui si nutrono le istituzioni, la variante che da, a questa gente, la possibilità di entrare a spada tratta in una famiglia per infliggere un dolore ingiustificato e da cui sarà difficile districarsi.

Giada non smette di lottare, non si ferma, nessun genitore si arrenderebbe a questa orribile pratica ai danni dei bambini. Nemmeno sotto quattro ore di pioggia, come nell'ultima manifestazione, ieri, davanti ai palazzi del potere

La manifestazione di ieri è stata un evento in cui i genitori chiedono di fermare gli allontanamenti dei minori e sensibilizzare le istituzioni su questo modus operandi che si adopera nel circuito dei tribunali dei e che frutta un giro di affari di 5,5 miliardi di euro l’anno, attraverso una serie di organi preposti che operano alla cosiddetta tutela dei minori.

Ringrazio la stampa, i genitori ed i social che ci hanno seguito e supportato, che ad oggi contribuiscono a lanciare il nostro messaggio, oramai uno slogan che ci unisce da nord a sud “Giù le Mani dai Bambini”

La mia storia è una storia come tante, ma la vera motivazione del sequestro è l’odio, da parte del mio ex marito, per averlo lasciato e complice le istituzioni, che da questa violenza hanno visto dei guadagni, siamo stati investiti da un vero e proprio inferno. Basti pensare che dal 2013 ho speso oltre 164 mila euro, sono stata condannata al pagamento 84 mila euro di spese processuali. Si sono arricchiti tutti, tutori, curatori, cooperative che gestiscono lo spazio neutro, servizi sociali e tribunali.

Un conflitto decisamente falsato, infatti vengono completamente ignorate le mie 33 richieste conciliative che non contemplavano una volontà di allontanare l’altro genitore, anzi, volevano esclusivamente preservare il diritto di mio figlio a riavere la sua infanzia e poterla vivere serenamente. Ma l’obiettivo del padre di mio figlio era infliggermi quel male assoluto, anche a discapito di un bimbo indifeso che implora, ancora adesso, di “tornare da Mammina”, di tornare alla sua vita, vivendo entrambi i suoi genitori.

Nonostante la denuncia di abbandono presso il circolo privato, dove mio figlio faceva sport 3 ore tutti i giorni, che frequentiamo da tanti anni, lui aveva gli incontri protetti e pur di massacrare me ha chiesto che il bambino venisse collocato in casa famiglia. Il suo obiettivo era colpire J. per annientarmi, ma lui lo sa che lo amo più della mia vita, la stessa che ha tentato di soffocare a mani nude davanti agli occhi di nostro figlio. Non ne ha mai fatto mistero del suo intento e quindi, accusandomi di aver impedito di vedere il figlio, ha scatenato quel sistema che sappiamo bene che continua a lucrare sulla pelle di quelle povere anime indifese. Quella denuncia, unita al reclamo circa gli incontri, ha fatto sì che venisse emanata un’ordinanza che lo colloca, con effetto immediato, in casa famiglia e sigla la decadenza della mia potestà genitoriale. Evincendo da subito la contraddizione tra l’abbandono di minore e la simbiosi che si utilizza come motivazione nel decreto di allontanamento.

Inizia così il calvario tra CTU, l’evidente conflitto di interesse tra l’avvocato di parte del mio ex marito e le due assistenti sociali da cui mio figlio è stato minacciato, violentato e torturato attraverso il loro intervento. Le richieste di conciliazioni non sono state evidenziate al solo scopo di infliggere quanto si erano prefissate, dovendo mettere fine ad ogni contenzioso di cui mi si accusa. Mio figlio scrive “Voglio stare con mammina”, implora il suo papà, i giudici e persino il Papa, di farlo tornare a casa. Chiede che questa orribile situazione finisca immediatamente.

Non si vuole risolvere il problema fonte di mero guadagno per le istituzioni implicate, nonostante le videoregistrazioni che esplicano la realtà. Non viene fatto nulla per sedare la rabbia e le problematiche di un uomo accertato come violento, anzi glielo affidano. Complice il servizio sociale, J. è isolato da 4 anni, attestano che non può svolgere attività sportiva, che non può fare le gite scolastiche, né partecipare alle feste di fine anno, tutto ciò per non farlo parlare ed assicurarsi che la sua verità venga messa a tacere per un interesse che nulla ha a che vedere con la sua tutela.

Ecco perché continuo a lottare, perché la sua volontà venga ascoltata e rispettata, il mio bambino è terrorizzato dal padre, ho per questo presentato l’ennesimo provvedimento d’urgenza, con relazione del Prof. Alessandro Meluzzi, altro materiale probante, le testimonianze dei medici dell’ospedale, non mi fermo, da madre è lacerante sentirsi impotente di fronte all’estrema sofferenza di un figlio.

La mia battaglia si è estesa sino al rivolgersi alla deputata Veronica Giannone che ha presentato un’interpellanza parlamentare dove tratta il mio caso nello specifico ed evidenzia proprio il mancato ascolto del minore, lo stesso Ministro Alfonso Bonafede conferma che sono state ignorate le volontà di J. La Dott.ssa Giannone ha mostrato interesse e forte sensibilità per il mio caso, intervenendo sia alla Camera che alla manifestazione che ha avuto luogo ieri, portando la sua solidarietà a me e quei genitori che lottando senza tregua per i diritti dei propri figli. Non solo, tra le personalità giunte a Montecitorio, anche la senatrice Valeria Valente ha voluto esprimersi in merito, sottolineando che un coniuge reo di violenza non può essere un buon genitore e che vanno prese, perciò, misure per allontanare la figura pregiudizievole e non fare a pezzi il futuro di un minore, strappandolo ai suoi affetti che reclama con forza

Giada si parla spesso di PAS (Alienation Parenthal Sindrome) qual è la tua posizione rispetto questo argomento?

Non voglio prendere posizione in merito, credo che tutti questi termini diano forza a degli aspetti che si usano in genere per dividerci e amplificare il conflitto di cui di cibano. Non devono allontanare i bambini dai genitori. Che si tratti di PAS, povertà o inadeguatezza, a mio avviso sono tutte motivazioni per fare business, dovremmo essere concordi e uniti sul fatto che sono strumenti a scopo di lucro da parte del sistema. Molto spesso si confonde il conflitto con la violenza, che va condannata a prescindere, smetterla quindi di usare queste situazioni per togliere i figli, dal momento che si hanno leggi inapplicate e strumenti per intervenire nei diversi casi. Sono, a mio parere, motivazioni impiegate solo ed esclusivamente per sgretolare le fila di chi lotta. Un disgregamento che frutta miliardi ai danni dei minori.

La PAS è la manipolazione inflitta ai bambini, da parte di madri o padri, che cercano in tutti i modi di alienare l’altro genitore

Preferisco non entrarci e continuare a lottare contro i sequestri dei minori. Non voglio esprimermi nelle questioni che fanno litigare le persone a prescindere e da ogni strumentalizzazione, resto a combattere in prima linea per difendere il futuro dei nostri figli.

E’ nostra prassi lasciare l’ultimo spazio per un messaggio, tra le lacrime e la voce rotta, Giada si rivolge al suo bambino

L’ultimo messaggio è dire a mio figlio “Ti amo più della mia stessa vita, continuerò a fare il possibile e l’impossibile per riportarti a casa tra le mie braccia! Per restituirti quella vita felice, serena e spensierata che avevi prima” quel futuro di cui ogni bambino ha diritto. Non mi fermerò fino a che, questo Stato, non tornerà a ripristinare un filone di giustizia che garantisca i diritti sanciti a tutela dei minori e della famiglia.




Giada Giunti

Di Sara De Ceglia



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