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A MIA FIGLIA... LA STELLA PIÙ BELLA STRAPPATA AL MIO CIELO... PAOLO BACCELLE

A Mia Figlia..

Quella bambina così bella, un pargoletto avvolto nella copertina ricamata, tra le braccia della donna che ho tanto amato e che ancora oggi è nel mio cuore. Mia figlia, che avrei voluto crescere, a cui avrei voluto insegnare a camminare ed andare in bicicletta. Quella bimba tanto dolce per cui stavo costruendo un futuro solido e brillante.

Io, da sempre imprenditore capace e fiero, presidente di una squadra di serie A, immerso tra gente per bene che è, ancora ad oggi, alle prese con una realtà che ha spezzato la mia vita. Buttandomi in un inferno che a fatica si può raccontare. E’ iniziato tutto dalla depressione post-partum che ha colpito la tua mamma, una donna meravigliosa, di un intelligenza ed eleganza che mi innamora ogni giorno, dottoressa in legge, finita in pasto a degli assistenti sociali che hanno fatto a pezzi la nostra famiglia.

Chissà cosa ti hanno raccontato, amore grande di papà, ma sono qui a lottare da 15 anni e mai mi arrenderò! Abbiamo fatto di tutto, ma i servizi sociali di Binago ci hanno impedito con ogni mezzo di averti con noi, fino a mentire e fare in modo che mia sorella, disposta a prendersi cura di te e della tua mamma venisse messa fuori gioco, mentre io, a Monaco di Baviera, lavoravo per darti il futuro che sognavo per te. Gestivo due ristoranti e l’unico obiettivo era renderti fiera del tuo papà. Ma la mia lontananza ha fatto sì che queste persone mettessero in atto qualcosa di crudele e senza una giusta motivazione.

Vorrei poterti raccontare tutto, guardare quegli occhi che parlano di una storia d’amore ostacolata da gente senza cuore, che per fare in modo di farmi passare da cattivo genitore, mi chiamava il giorno stesso per l’incontro, sapendo che ero a 1.300 Km di distanza. Che non mi permetteva di portarti in bagno e non mi faceva nemmeno recuperare il tempo che ci trascorrevi. Che mi strappavano dalle mani quei disegni dove ritraevi noi tre insieme e che hanno riempito pagine di bugie per strapparci il nostro tesoro più grande. Tu.

Preso dalla disperazione, ho bussato a tutte le porte, dilapidato ogni bene, perso tutto, compreso me stesso. Ma la tua esistenza, non mi permette di mollare. Ed ancora oggi sono qui a lottare, per poter rivedere i tuoi occhi almeno una volta. Per poterti anche solo raccontare la nostra verità. Per dimostrare che non ti abbiamo mai abbandonata e che, nonostante sia doloroso, continuerò ogni giorno a cercarti.

Tra qualche giorno sarà il tuo quindicesimo compleanno, vorrei poter stendere un tappeto di rose sotto ogni tuo passo, come non ho perso mai un giorno importante mandando i fiori più belli alla tua mamma. Ma la minaccia era terribile, se avesse avuto a che fare con me, non avrebbe più potuto vederti. Figlia mia, gioia immensa del mio cuore, ti prego non arrenderti mai! Non puoi sapere la verità, ma io resterò qui, finchè Dio me lo concederà, ad aspettare di poterti riabbracciare e raccontarti tutto, mostrarti ciò che ci è stato strappato crudelmente, sperare di sentirmi chiamare papà almeno una volta.

So che sei in una bellissima famiglia, che ti vuole bene e che ti ha dato quanto meriti, ma vorrei far parte della tua vita, sono il tuo papà e non smetterò mai di esserlo. Nel mio cuore c’è tutto di noi. Della vita che ci è stata tolta da persone senza scrupoli. Ma non mi arrenderò fino a che avrò vita, perché sei tutto il mio cuore amore mio.

A costo di doverti aspettare per l’eternità, a costo di me stesso, lotterò fino alla fine e continuerò a vivere nel ricordo così dolce della tua voce che mi chiama papà mentre corri a braccia aperte verso di me.

Tuo papà per sempre…

Paolo Natale Baccelle

di Sara De Ceglia



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