Oggi raccogliamo la storia di un papà e una figlia che vivono in una situazione illogica, forse sottovalutata dai servizi sociali.
La denuncia porta la firma di un padre, Mario (nome di fantasia), arrivato ormai ad una corposa denuncia nei confronti dei servizi e del sistema tutela minori, perché ritiene che la sua unica figlia sia “passeggera di un viaggio Foggia/Bibbiano A/R”. Si tratta di una storia intricata dai tratti inquietanti, che abbiamo deciso di pubblicare, con la speranza che vengano attivate e fatte scattare tutte le indagini del caso, atte a valutare, fare luce e far risaltare la questione, ponendo dal punto di vista di una minore (di 16 anni), unica penalizzata dagli eventi.
Mario ha sposato una donna che, subito dopo il parto dell’unica figlia, ha manifestato atteggiamenti violenti (fisici e psicologici) ai danni dello stesso.
In un primo momento, qualcuno ha sospettato potesse trattarsi di un normale trauma post-parto, destinato a sparire (la ex-moglie ha sempre rifiutato qualsiasi supporto psicologico)
Per amore della figlia e per garantire il suo diritto, Mario si è sottomesso a qualsiasi circostanza e di qualsiasi natura, anche e soprattutto di violenza.
La figlia Ilenia (anche questo nome di fantasia), durante la sua assenza giornaliera temporanea per lavoro, è stata cresciuta e allevata come un “animale domestico” da parte della moglie, del resto, emergerà un documento manoscritto della stessa madre, una sorta di testamento olografo, nel quale la madre dichiara di essere stata vittima di violenze domestiche nella casa genitoriale e che, temendo per la propria incolumità, indicava sin da subito nelle figure del fratello e del proprio padre, i carnefici del proprio assassinio.
Nello stesso documento lasciava tutti i suoi averi ai propri animali domestici, quali cani e gatti… (argomenti sottovalutati dai professionisti chiamati a tutelare la minore); Per tutte le faccende domestiche e di necessità generiche ma essenziali, se ne occupava sempre, e da sempre, Mario.
All’età di tredici anni, Ilenia ha cominciato a subire dalla madre, violenze fisiche della stessa natura sopportate dal marito Mario.
In una delle ultime occasione, la ragazza di tredici anni, ha dovuto chiamare, terrorizzata e spaventata, i Carabinieri perché la madre aveva avuto un attacco violento nei confronti del padre e della stessa ragazza al punto da dover fare ricorso alle cure del pronto soccorso (Trascurato e sottovalutato persino dalla curatrice speciale della ragazza), ma di importanza significativa, sarebbe stato ascoltare la registrazione telefonica, partita dal cellulare della ragazza, che terrorizzata richiedeva l’intervento delle forze dell’ordine.<<correte mamma sta picchiando papa'>>
Alla sola minaccia di voler intraprendere un percorso di separazione coniugale, la madre di Ilenia ha reagito rivolgendosi ad un centro antiviolenza e, adeguatamente suggerita, a sporgere denunce calunniose, poi risultate infondate, per pedofilia o abusi sulla minore.
Presso l’Ufficio dei minori della Questura della Polizia di Foggia, in cui il signor Mario fu chiamato da subito a presentarsi, hanno incontrato personale qualificati in grado di dare ascolto ai minori, il quale non hanno operato, sebbene avessero potuto farlo, l’allontanamento della ragazza dal padre poiché avevano ritenuto le denunce false, d'altronde anche il tribunale dei minorenni di Bari, non solo ha verificato l’infondatezza delle gravi accuse (nell'interrogazione del giudice, la madre non riusciva ad argomentare sulle domande che le venivano rivolte relative alle false accuse), ma ha anche assegnato al sottoscritto l’affidamento cautelativo della minore sottolineando che la “ragazza viveva serenamente con il padre mostrando il rifiuto ad incontrare la madre”.
Lo stesso provvedimento e le stesse conclusioni, sono state poi confermate da una perizia di CTU redatte da un dirigente medico SNPIA-DSM disposta dal Tribunale di Foggia: “La ragazza vive serenamente col padre e non deve essere indotta in maniera forzosa ad incontrare la madre se non attraverso un percorso graduale e assistito”, venivano inoltre smontate le accuse rivolte dai CAV al signor Mario relative a “sindrome da alienazione genitoriale” e Il “disturbo post traumatico da stress” nella figlia, sottolineando addirittura che la ragazza ragionava con la propria testa e che aveva chiesto sin da subito a tutti, ma senza essere mai ascoltata, di far curare la madre.
Durante i primi incontri protetti a seguito di provvedimento dell’Autorità Giudiziaria tra madre e figlia, c’è stato un grave episodio di violenza della madre, nei confronti della figlia, tale da far scappare la minore terrorizzata, dalla stanza dove avvenivano gli incontri assistiti.
La ragazza, spaventata e in lacrime, disse all'assistente sociale del CAV che moderava i colloqui, che non sarebbe più tornata in quel posto, e che aveva paura anche della stessa “professionista”, perché, come lei stessa dichiarerà: <<mamma avrebbe potuto picchiarmi davanti a voi, e non avete fatto nulla per fermarla>>.
Fu una grave inadempienza della psicologa assistente sociale che, non solo non verbalizzò l’accaduto facendo addirittura sparire dai verbali quella data di incontro, ma non fece nulla per tranquillizzare la ragazza, limitandosi a consigliare alla minore, di riprendere gli incontri con la madre e, a titolo di garanzia per la minore, l’avrebbe fatta sedere vicino alla porta, per farla sentire più sicura qualora la mamma si fosse “avventata”. Ovvero, in caso di ulteriore aggressione da parte della madre, la minore avrebbe trovato, più vicino, una via per fuggire.
In almeno tre diverse occasioni ufficiali, e verbalizzato, la madre richiede, tra lo stupore di tutti, che la propria unica figlia venga rinchiusa in un “Istituto”, senza addurre un motivo.
A seguito di queste assurde pretese, attorno alla madre della minore, si crea quello che possiamo definire, un “cartello” di professionisti. Tra assistenti sociali psicologi del CAV, l’avvocato difensore della Signora e la stessa Curatrice della minore che, con l’avallo del Giudice perseguono e ottengono il deferimento della minore in un Istituto multidisciplinare (ed erano passati più di due anni che Ilenia viveva con il padre collocatario).
La minore viene deferita in un Istituto all'età di 15 anni , le viene tolto il cellulare personale e non le si consente di comunicare e tanto meno incontrare il padre o le amicizie (obiettivo unico quello di ricostruire i rapporti con la madre con cui si rifiutava di vivere).
Senza alcuna progettualità del provvedimento, e con l’insorgere di fenomeni di “bullismo” e violenze alle quali la minore soccombe; a seguito dell’insorgere di patologie cardiache e stati d’ansia accusati e refertati alla minore e, soprattutto, a seguito di un fenomeno di “droga” (accaduto tra i ragazzi all'interno dell'istituto che ospitava Ilenia), maldestramente tentato di insabbiare, la minore, dopo cinque mesi di “reclusione” viene ricollocata nuovamente presso l’abitazione del padre.
Ilenia consegna un documento/denuncia auto redatto presso il tribunale e all'attenzione del Giudice, ma i contenuti e le richieste di aiuto della minore non vengono prese in considerazione, fino a quando, a distanza di altri cinque mesi, non ne viene a conoscenza il padre dei contenuti del documento redatto dalla figlia.
AD OGGI COM'È LA VOSTRA SITUAZIONE?
Oggi, nonostante tutto quanto finora accaduto, il “cartello di professionisti” è arrivato a chiedere la sospensione della responsabilità genitoriale al padre, senza motivazioni sufficientemente gravi e comprovate, ma basandosi sulle dichiarazioni della Curatrice della minore che definisce il rapporto tra gli ex coniugi “conflittuale”. Definizione, peraltro, smontata e in contraddizione tra le considerazioni degli stessi “professionisti del Cartello”.
La psicologa scelta ed “imposta” dalla stessa curatrice (stranamente la stessa psicologa che operava nell'istituto
dove era stata confinata Ilenia) a seguire la ex-coppia nel percorso di mediazione al costo di 70 euro a seduta, ha dichiarato che il signor Mario non è conflittuale. Anzi ha avuto da ridire, nelle ultime relazioni trasmesse alla curatrice della ragazza, sui comportamenti della madre. (Relazioni della stessa psicologa che vengono nascosti dalla curatrice della ragazza al giudice).
A seguito di questo calvario, in data 06/05/2020 Mario si è recato a sporgere querela per i danni arrecati a sè e sua figlia depositando materiale video, registrazioni telefoniche e documenti probatori.
Ha denunciato una sorta di “Sistema Bibbiano” anche a Foggia.
Ovviamente, come si potrà immaginare, la strada intrapresa è tortuosa e difficilissima. Ma se ci si pone dal punto di vista della minore, non solo del “Diritto Civile”, ma dal punto di vista umano e morale, attraverso gli occhi di una ragazza minorenne, alla quale è stata letteralmente strappata l’adolescenza, allora questo gesto risulterà doveroso.
Nel tentativo di dare voce a quanti vivono un caso analogo a Foggia e che vogliono scriverci, possono farlo scrivendo alla nostra redazione oppure sul gruppo facebook: “Quel silenzio che nessuno ascolta”. Per doverosa correttezza sono stati omessi i nomi e i cognomi delle persone coinvolte nei fatti lasciando, qualora si volesse, il diritto di replica ai sensi dell’art. 8 della Legge 47/1948. LA IRRIVERENTE
Ornella Testa
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